La città, le mappe, i bambini (archivio settembre 21)

Children design, Università di Bolzano, con Claude Marzotto di Obelo e #lacittàintorno

Ecco un mio contributo del settembre 21 in dialogo con Claude Marzotto di Obelo, sul tema della complessità nei progetti di rigenerazione urbana.
Come portare nei processi di rigenerazione urbana e nei quartieri marginali, bellezza, qualità e protagonismo dei territori?
Come intervenire nelle liturgie istituzionali e nei processi orchestrando azioni e persone, facendo emergere lo sguardo e la rappresentazione dei gruppi minoritari?
Come rendere bello uno strumento di rappresentazione e di ingaggio?
Perché è importante che sia anche “bello” ?
Questo e altro, intorno alle mappe sviluppate nel laboratorio di design di Obelo, nell’ambito del programma Lacittàintorno di Fondazione Cariplo, come esempio di armonizzazione e di cucitura della singola azione all’interno di un programma più vasto.

Con il master di Design for Children Università di Bolzano

#rigenerazioneurbana #ilpuntodivistadeibambini #complessità #processi #coinvolgimento #ingaggio#strumenti #mappe

  • Il gioco del mondo | con Noemi Satta e Claude Marzotto
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Comunicare, costruire relazioni, coinvolgere nuovi pubblici (archivio maggio 2020)

archivio_maggio 2020

Si era chiusi in casa, ma aperti e nel frullatore, come quando si esplora un luogo che non si conosce bene (come il famigerato #newnormal) e si fa un viaggio on the road senza troppe certezze. E allora riporto qui qualche riferimento. Iniziando dal video di un webinar del maggio 2020 per l’Assessorato alla cultura di Crema: quali strategie per comunicare, quali strategie per annodare relazioni.

Prima fermata. I corpi, lo spazio, le barriere, il cambio. Annodare relazioni nel nuovo scenario.

Ricucire e reinventare partendo dalla comunicazione, senza dare nulla per scontato, in una situazione mutata nel suo aspetto principale: la possibilità di riunirsi dal vivo, la possibilità di vivere esperienze di tipo culturale, la possibilità di aggregarsi e di costruire comunità, locali o di interesse. Lo scenario da subito evidente e da considerare: diseguaglianze economiche, emergenza climatica. Come costruire relazioni dunque? Una carrellata di immagini ci accompagnano nel racconto di corpi e distanza, di spazi tra privato e pubblico, di musei e di dispositivi per aprire e avvicinare oggetto e contenuti. Tocchiamo velocemente il tema del cambio delle abitudini di consumo, dell’emergere della dimensione digitale, arriviamo al processo e all’invenzione di soluzioni proprie del mondo dell’arte. Arriviamo a individuare le domande finali, per avviare un processo di costruzione di relazioni.

Webinar 21 maggio 2020, La comunicazione strategica nella cultura, Comune di Crema, Assessorato alla cultura

Quali #relazioni costruire in questo periodo? Con gli spazi collettivi, pubblici, con i luoghi culturali, con i luoghi abitati? tra noi? Quali relazioni, davanti alle nuove barriere emotive, economiche, culturali? Quali comunità? Di interesse, di vicinato, di senso?

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Nel frattempo, altrove…

“La contemporaneità è, cioè, una singolare relazione col proprio tempo, che aderisce a esso e, insieme, ne prende le distanze (…)”

Giorgio Agamben, Che cos’è il contemporaneo? I Sassi Nottetempo

Dal 2017 fino agli ultimi tempi oggi qui su questo blog non c’è più stato nessun aggiornamento.

Dov’ero? Ero sicuramente immersa in diversi interessanti lavori e al contempo lontana. Magari sui diversi social o qui e lì su diversi magazine on line ho pubblicato qualcosa, ma priva come sono della cosiddetta sindrome FOMO (Fear of missing out) ho abbandonato questo spazio. Ero talmente dentro processi lunghi e complessi, o dentro percorsi di studio e di empowerment anche personali, che ho lasciato in bianco la pagina.

Riprendo adesso con il piacere di raccontare cosa è successo nel frattempo. Con il piacere di usare a mio favore la distanza, di giocare con l’anacronismo, raccontando un periodo preciso.

Qui si parlerà della multiforme e ricchissima esperienza di Lacittàintorno, fatta di governance di processi, di innovazione dei modelli, di strumenti a base culturale per attivare cambiamenti nei territori. Si parlerà del come cambiare e ridisegnare la forma, i pubblici e i contenuti dei centri culturali di nuova e per le nuove generazioni (Magnete, tuttora in corso, ma anche Winifred, il cui concept ho potuto seguire con cura fino a marzo 22), sempre con attenzione a strategie e governance.

Si parlerà di…

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Il corpo, il conflitto, le relazioni. Community talks (…) archivio_maggio2020

Legarsi alla montagna, Maria Lai, 1981, stazione dell’arte e  raiplay

Questo testo è stato pubblicato nella serie Community talks, https://www.saloonmilano.org/portfolio-item/noemi-satta/ per Saloon nel 2020. In questo caso riosservare un’esperienza di arte relazionale, importante come quella di Legarsi alla montagna, e farlo alla luce del periodo pandemico, mette in luce alcuni degli aspetti più rilevanti del fare comunità, partecipazione, relazioni: il corpo e il conflitto. Per questo lo ripubblico qui e adesso, come memoria e archivio, come occasione per guardare in filigrana alcuni dei fatti culturali odierni. Buona (ri)lettura.

Maria Lai inizia a lavorare trasformando la committenza: inizialmente infatti le viene chiesto di creare un monumento ai caduti, nel suo paese natale Ulassai, in Ogliastra.
Ma l’artista traduce questa richiesta in un processo, che coinvolge la cittadinanza e che utilizza le suggestioni che vengono da una leggenda locale (una bambina sceglie durante un temporale di non ripararsi sotto un costone di roccia, per seguire un nastro azzurro che improvvisamente appare nel cielo: seguire quel segno nel cielo la salverà dalla frana che sotterra gli altri, rimasti fermi ad attendere la fine del temporale) come a voler dare vita a un percorso collettivo di una comunità, che sceglie di strutturare un legante al proprio interno e infine tra la comunità stessa, il centro abitato e la montagna, franosa, che lo sovrasta. Alla lettera l’opera si svolge con il dispiegarsi di un nastro di casa in casa, dal paese alla montagna.
La dichiarazione d’intenti, per colloqui e interviste con i diversi cittadini, viene accolta, ma il progetto non decolla subito, anzi rischia di fallire: tante le inimicizie tra le persone, e il nastro non si riesce ad annodare, a fissare di luogo in luogo, di casa in casa.

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Lo stato delle cose (…) archivio_maggio 2020

Questo testo è stato pubblicato su LinkedIn la prima volta nel maggio 2020. E’ quindi figlio del periodo particolare che tutti stavamo vivendo. Tuttavia lo ripubblico qui e adesso, come memoria e archivio, come occasione per guardare in filigrana alcuni dei fatti culturali odierni. Buona (ri)lettura.

Chiudevo l’ultimo post con una domanda “Per disegnare il futuro quali nuove pratiche culturali attiveremo?” e apro questo nuovo post con una dichiarazione: all’avvio della fase 2 in Italia, non si puo’ che continuare con molta prudenza e con insistenza a studiare e a moltiplicare i punti di vista per farsi ancora domande.

Prendo a prestito un pezzo di Sanjoy Roy, Editor dello Springback Magazine, sia per aprire sia per chiudere queste lunghe note, parziali, non esaustive, e che seguono una serie di nodi critici, tra loro collegati non in modo lineare, ma in una mappa ancora da esplorare e in parte da ridisegnare.

A virus in the system can provoke markedly different outcomes. A recovery. A collapse. Or a change in the system itself. What will the future bring, both within the field of dance and in the wider world?

We do not know. But I think we do know, collectively, that if it is just a return to normal, something is wrong. There is hope in that.

Back to normal?

Appare evidente che la pandemia anche nel medio termine avrà un impatto sui settori della cultura, del turismo, e sulla formazione tradizionale, e in generale su tutte le aree che comportano aggregazione di persone: è difficile dire adesso che tipo di impatto, se una cosiddetta sospensione, per tornare a una cosiddetta normalità, o se una trasformazione di un ecosistema (sociale, economico, di relazioni), da rimettere in discussione.

Foto instagram @misantropocene

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La cultura produce benessere (…)_archivio_aprile2020

In Art we Trust, Ozmo, around Garibaldi a Milano, 2020

Questo testo è stato pubblicato su LinkedIn la prima volta nell’aprile 2020. E’ quindi figlio del periodo particolare che tutti stavamo vivendo. Tuttavia lo ripubblico qui e adesso, come memoria e archivio, come occasione per guardare in filigrana alcuni dei fatti culturali odierni. Buona (ri)lettura.

“La cultura produce benessere ed è un coadiuvante sociale” Ezio Bosso (propaganda live, 10 aprile 2020)

Nel descrivere questo periodo storico, alcuni hanno scelto la metafora della guerra per definire le difficoltà e la tipologia di stress a cui tutti, in modo diverso, sono sottoposti.

Ma non sono poche le voci, soprattutto dal mondo sociale e civile, che invocano l’immagine non solo reale ma anche metaforica della malattia (Papa Francesco, Paolo Giordano, Mauro Malgatti, etc). Malattia reale, non solo dei singoli individui ma di una società intera e globale, delle relazioni stabilite finora tra le parti, nei confronti del pianeta, nei confronti dei più deboli.

Rialzarsi dopo questo periodo di “malattia” non sarà un gioco, e avrà a che fare con dinamiche complesse e interconnesse, sanitarie, economiche, sociali e ultime ma non ultime anche culturali. Dunque al centro delle risoluzioni da intraprendere: la cura.

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A Lovere, dall’Accademia Tadini, il territorio del Sebino e le strategie culturali di promozione e di valorizzazione

Sabato 12 novembre sono stata invitata dal Comune di Lovere, dall’Accademia Tadini e dal circolo Amici del Tadini, a partecipare alla giornata di studi dedicata al territorio Sebino “La promozione e la valorizzazione del territorio Sebino. Una guida alle buone pratiche”. La giornata di studi è stata pensata come un momento di restituzione dei risultati del  progetto di promozione e valorizzazione del lago d’Iseo, presentato nel 2015, approvato nel 2016 e finanziato con un importo complessivo di 300 mila euro dalla Regione Lombardia – Assessorato allo Sviluppo economico, nell’ambito del Progetto regionale di eccellenza: Valorizzazione turistica dei Grandi Laghi Lombardi.

Il mio intervento era incentrato sul ruolo della cultura come motore di sviluppo e di coesione. Le parole chiave della presentazione che ho proposto sono state mappe, relazioni, esperienza, complessità e infine futuro e una piccola ricetta.

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Mappa, mappare, mapping, cultural mapping (con diverse accezioni), georeferenziazione, cartografia culturale: Continua a leggere

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Cosa ci vuole per fare un distretto? (Dopo 6 anni il punto).

O forse dovrei scrivere: quante persone ci vogliono per fare un Distretto.

Tutte quelle che servono a un territorio per trovare e rinforzare la propria vocazione, per tradurla in un progetto strategico serio e ponderato, a una Fondazione bancaria (non una qualunque ma la Fondazione Cariplo) per studiare, promuovere, seguire, accompagnare e deliberare, quali tra i territori (inizialmente 33, poi 11, poi 6 aree lombarde valutate meritevoli di cofinanziamento) potessero iniziare la sfida di essere un distretto culturale.

mappafluvialeodiretiTutte le persone Continua a leggere

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La mappa nera: disorientare per nuove letture

Da gennaio a maggio ZUP ha ospitato in tirocinio Arianna Innamorati. Arianna è laureata in Product Design e a dicembre discuterà la sua tesi per il corso di laurea Magistrale di Design del Prodotto per l’Innovazione, sempre al Politecnico di Milano. Durante il tirocinio formativo con ZUP The recipe for change Arianna ha sviluppato strumenti utili e di supporto per gli ZUPlab, concentrandosi sulle fasi dell’esplorazione territoriale, sia nei casi in cui ZUP intervenga nella coesione e nella partecipazione, sia nei casi in cui si parli di innovazione nel turismo. Uno dei prodotti per noi più interessanti, sul quale abbiamo lavorato negli ultimi mesi è la Mappa Nera, una mappa nascosta da uno strato nero di vernice, di volta in volta diversa a seconda dei luoghi dove ci troviamo a lavorare, pensata come strumento di per l’esplorazione urbana, che propone un nuovo modo di relazionarsi e muoversi all’interno del territorio.

SAMSUNG CSC

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La Mappa Nera si presenta inizialmente come uno strumento di disorientamento, perché lascia completamente celati i luoghi.  In questo modo, Continua a leggere

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Perchè usiamo le picture cards per lavorare con I gruppi sull’innovazione strategica?

I metodi che utilizziamo prevedono un’alternanza tra momenti di formazione frontale e lavoro pratico con l’utilizzo di strumenti ad hoc per il brainstorming e l’elaborazione creativa. La metodologia che usiamo per lavorare con le carte è già stata consolidata nel nostro lavoro di facilitazione e partecipazione, lungo i diversi anni di lavoro, in momenti di formazione e workshop.

Ci ispiriamo alle pratiche di facilitazione e di progettazione condivisa usate soprattutto in ambito di design (ad esempio Ideo Method Cards e Play40 di Isao Hosoe), adattandole di volta in volta al nostro scopo. Ma usiamo spesso anche altre carte come quelle d’artista di Maria Lai, I Luoghi dell’arte a portata di mano  o quelle di Brian Ino Oblique Strategies, Over One Hundred Worthwhile Dilemmas).

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